Il dizionario degli autori storici è opera di Filippo Liuti del Comitato Scientifico di Bibrax | Pubblicato il 01/01/2002
Diodoro Siculo
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Posidonio
Viaggiò in Gallia, Spagna, Nordafrica, attento alle condizioni geografiche e di vita delle varie popolazioni, ricavandone materia per i suoi scritti di geografia, storia ed etnografia. Ma si occupò anche di questioni astronomiche, del problema della misurazione della circonferenza della terra e dei fondamenti della geografia euclidea, contro attacchi mossi alla validità di essa da parte dell' epicureo Zenone di Sidone. |
Cicerone
Come edile nel 69 e pretore nel 66, sostenne la legge che
dava a Pompeo il comando della guerra contro Mitridate, e, nell'anno del suo
consolato, il 63, avversò gli eccessi dei popolari, opponendosi alla legge
agraria di Servilio Rullo. Tornato dall'esilio un anno dopo, Cicerone dovette
difendere la sua stessa casa ed i suoi beni ("De domo sua") e consigliò
invano gli ottimati di non alienarsi Pompeo al punto da spingerlo ad
allearsi con Cesare. Cicerone si impegnò per scongiurare la guerra civile,
ma quando essa divenne inevitabile si schierò dalla parte di Pompeo. |
Cesare
Dopo aver condotto nel 78 a.C. una campagna contro i Pirati partecipò alla terza guerra mitridatica, poi si affiancò a Pompeo (Pd.) e Crasso (Pg.) quando questi smantellarono la costituzione sillana. Fu questore in Spagna nel 70 a.C., edile nel 65 a.C.,
pontefice massimo nel 63 a.C.. Dopo le vittorie di Farsalo e di Munda, Cesare andò a
poco a poco sommando sulla sua persona le principali cariche dello stato.
Quando adottò suo nipote Ottaviano, per il Senato fu chiaro che Cesare
intendeva instaurare un regime dinastico: sessanta senatori si riunirono in
una congiura capeggiata da Bruto e Cassio e Cesare fu ucciso con ventitrè
colpi di pugnale davanti alla statua di Pompeo, alle idi di Marzo del 44
a.C.. |
TacitoCornelio Tacito nacque da una famiglia di rango equestre intorno al 55 d.C., secondo alcuni a Terni, ma più probabilmente nella Gallia Narbonense . Discepolo a Roma del retore Quintiliano, fu avvocato e uomo di stato. Dopo la pretura dell’88, fu con ogni verosimiglianza in Gallia e in Germania, con incarichi amministrativi e militari. Il matrimonio contratto nel 78 con la figlia del valente Generale Gneo Giulio Agricola, gli spianò la carriera fino a fargli raggiungere, dopo il clima di repressione dell’impero di Domiziano, Il Consolato e il Proconsolato (112-113). Morì intorno al 117. Tutta l’opera storica di Tacito è una miniera di notizie inerenti usi costumi e storia delle popolazione celtiche e germaniche: nel De vita Iulii Agricolae (spesso citata semplicemente come Agricola) egli narra della vita del suocero che fu a lungo legato imperiale in Britannia; nelle Historiae e negli Annales (la partizione in libri di queste due opere è oggetto di controversie), narrando annalisticamente si occupa di tutte le vicende dell’Impero e delle sue provincie; la Germania, infine, è una breve monografia dedicata all’etnografia dei popoli Germanici. Ancora in discussione l’attribuzione del Dialogus de oratoribus, che ha per oggetto la decadenza dell’oratoria in età imperiale.› Fonti Ed. principali Historiae: H. Heubner, Leizpig, 1978 Annales: Koestermann, Leizpig, 1971 Agricola, Germania, Dialogus de oratoribus: Koestermann, Leizpig 1970 |
Plinio il VecchioNacque a Como nel 23 D.C. da una agiata famiglia di rango equestre. In qualità di tribuno militare fu in diverse provincie dell’impero: tra il 46 ed il 58 passò lunghi periodi in Germania con la possibilità di osservare usi e costumi dei popoli autoctoni (la monografia storica Bella Germaniae, riferibile a questo periodo, purtroppo non ci è giunta, ma fu ampiamente utilizzata come fonte da Tacito per la sua Germania). La sua carriera, dopo aver subito una battuta d’arresto sotto Nerone, lo condusse con Vespasiano a rivestire il ruolo di procuratore imperiale, con diversi incarichi d’alto prestigio. Riconfermato da Tito alla prefettura della flotta imperiale di stanza in Campania, trovò la morte nella celebre eruzione del Vesuvio del 79 D.C., (celebre il racconto della sua morte contenuto in due lettere [VI,16VI,20] del nipote Plinio il Giovane). La produzione letteraria di Plinio fu sterminata ma è andata del tutto perduta ad eccezione della monumentale Naturalis Historia, che mira a condensare nel ragguardevole numero di 37 libri tutto lo scibile fino ad allora raccolto dall’antichità. L’opera, pur essendo di ampio respiro, è il risultato della sintesi e della schedatura di tutta la letteratura scientifica o para-scientifica che l’autore ha avuto modo di leggere, senza alcuna cura nella selezione e nella verifica del materiale esaminato ed è, ciononostante, preziosissima per noi moderni sia come repertorio di notizie antiquario-mitologiche, sia come espressione della mentalità e del metodo di approccio ai fenomeni naturali presso gli antichi. › Fonti Ed. principali: l’unica collana di testi critici che attualmente annoveri l’intera Naturalis Historia è quella delle edizioni francesi Les Belles Lettres. |
Dione CassioIgnoriamo data e luogo della sua nascita. Originario della Bitinia, giunse a Roma nel 180 D.C. ed entrò a far parte del senato, entrando in contatto con l’ambiente di corte; dopo aver rivestito due volte il consolato ( la seconda ebbe come collega lo stesso imperatore Alessandro Severo) fu proconsole in Africa e legato imperiale in Pannonia e Dalmazia. La sua monumentale Storia di Roma, composta sull’onda del consenso imperiale, doveva contare originariamente ben 80 libri, trattando annalisticamente tutte il periodo compreso tra le origini ed il 229 D.C; a noi sono rimasti per intero solamente i libri XXXVI-LX e parti dei libri LXXIX-LXXX, del resto abbiamo frammenti o excerpta di epoca bizantina.› Fonti Ed. principali: Boissevain, Berlin 1895-1931 |
PolibioOriginario di Megalopoli, Polibio visse ca. tra il 200 e il 118 a.C.; compose le Storie in 40 libri di cui sono conservati per intero solo i primi 5 e solo in estratti i rimanenti, incentrate sugli avvenimenti che videro l’ascesa della potenza romana tra il 220, inizio della seconda guerra punica, e il 146 a. C., contemporanea distruzione di Cartagine e di Corinto.
La stessa biografia di Polibio, oltre che la sua importante riflessione di
storico, si intreccia con le vicende dell'espansione romana nel
Mediterraneo. Nel 168, dopo la sconfitta dei Greci a Pidna, nella confusa
resa dei conti dei romani con la fazione filomacedone della lega achea, fu
costretto a Roma per subire un processo; stretta un'amicizia con Scipione
Emiliano, di cui divenne precettore, Polibio si ritrovò al centro della vita
culturale e politica dell'urbe e poté assistere a importanti eventi, quali
la presa di Cartagine e l'assedio di Numanzia, e condurre diversi viaggi nei
territori conquistati, sempre al fianco di Emiliano che divenne il suo
protettore. La cifra di Polibio consiste, essenzialmente, in una serrata riflessione
di tipo politico e militare sull'irresistibile ascesa della potenza romana,
di cui fu spettatore; da qui muove l'interesse per la ricerca storiografica,
nel quadro di una tradizione ben radicata nel mondo greco, ma senza
particolari inenti di ricerca stilistica. La sostanza, nei suoi intenti,
deve prevalere sulla forma. In ogni caso, gli scritti di Polibio, unica
testimonianza superstite di una certa consistenza della storiografia
ellenistica, sono di grande importanza anche ai fini di una conoscenza dei
modi linguistici della koiné diálektos, la lingua comune che soppiantò le
varietà dialettali del mondo greco. L'obiettivo di Polibio, sulla scorta di Eforo, è quello di offrire una
visione universale della storia, resa appunto possibile dalla conquista
romana di quasi tutta l'ecumene. Il soggetto del discorso storico è offerto
esclusivamente dai fatti politico-militari, senza alcuna indulgenza alle
digressioni di tipo etnografico ed erudito; una storia 'pragmatica', dunque,
come egli stesso la definisce, basata sulla ricerca e l'analisi delle fonti,
sulla competenza politica (il VI libro è interamente dedicato alla 'teoria
delle costituzioni'), sulla visione autottica delle città dei luoghi in cui
si sono svolti gli eventi narrati. Da qui discende l'importanza della competenza geografica: la geografia è parte della storia (cfr. per es. III 57-59, etc.); da qui, inoltre, si distingue lo storico 'pragmatico', che ha una conoscenza diretta dei luoghi, rispetto all'erudito che basa il suo lavoro esclusivamente sulle fonti. › Fonti |