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Breve storia dei Celti

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Tra la fine dell’ultima glaciazione (15000 a. C.) e l’inizio dell’età del Ferro (3200 a. C.) tutta l’Europa Transalpina vedeva pochi e sperduti insediamenti umani.
Fu dall’inizio dell’età del Ferro che alle rade popolazioni aborigene vennero gradatamente a sovrapporsene altre di cultura indoeuropea giunte in Europa dall'asia celtrale. I Greci li chiamavano ‘Keltoi’ ed i Romani ‘Galli’ dal termine 'galatae' ovvero 'bianchi come il latte' in riferimento alla carnagione chiara di questi popoli. I Celti si insediarono nella regione comprendente le sorgenti del Reno, del Rodano e del Danubio.

Dal punto di vista linguistico 2800 anni fa questi proto-Celti si estesero all’attuale Francia e poi alla penisola Iberica dando origine ai Celtiberi. 2700 anni fa si espansero nell’attuale Belgio, Inghilterra, Irlanda, Cecoslovacchia. Nel primo millennio a.C. si assiste al periodo di massima fioritura della civiltà dei Celti in 15 milioni di abitanti. La nascita della cultura celtica propriamente detta va cercata quindi non nell'Asia Centrale, ipotetica patria delle genti indoeuropee, ma nell'Europa Centrale.

Nel 400 a.c. Belloveso, nipote di Ambigato re dei Celti Biturigi, a causa della densa popolazione che viveva nella Francia centro-settentrionale, si mise a capo di una emigrazione composta da genti delle tribù dei Biturigi, Senoni, Edui, Ambarri, Carnuti e Aulerci, e le condusse attraverso le Alpi nella pianura del Po'. Le genti che vivevano già in questo territorio non erano né numerose ne diffuse, ma già in lombardia nel VIII sec si era affermata la cultura di Golasecca, innegabilmente celtica ed i cui esponenti, i Leponzi, avranno un ruolo fondamentale nella nascita della nazione Insubre. I Liguri, che vivevano sull’Appennino e nella pianura fino al Po' sono descritti come fortissimi nel fisico e del tutto selvaggi.

Gli Orobi vivevano sulle Alpi, dal lago di Como al lago di Garda. I Veneti che si erano stabiliti sulla costa del mare Adriatico sin da epoche remote, hanno origini incerte, sebbene Giulio Cesare, che li incontrò anche sulle coste dell’Atlantico alle foci della Loira li annovera tra i popoli Celtici ; e Polibio li descriveva come del tutto simili ai Celti, tranne che nella lingua. Archeologicamente tra questi due popoli omonimi non sembrerebbe intercorrere però alcun legame o relazione.

I dialetti neoceltici che si parlano oggi nella Valle Padana hanno caratteristiche cosi nette e distinte dall’italiano che, seguendo i limiti dell’area in cui sono parlatati, si può delimitare esattamente il territorio abitato, oggi come allora, da genti Celtiche.

Esso va dalla catena delle Alpi al Mar Ligure fino a Pontremoli e da qui a Senigallia seguendo la dorsale dell’Appennino.
La civiltà celtica ha dominato per più di mille anni un vasto mercato comune europeo e la sua influenza sulla cultura europea - sia culturale, linguistica o artistica - si scopre di nuovo. Gli antichi dialetti celtici sono gli antenati delle lingue gallesi e gaeliche di oggi.

I Celti si godevano la vita. Il cibo e le feste erano importanti e si considerava l’ospitalità un segno di nobiltà. Questa stessa ospitalità si trova anche oggi nelle Highlands della Scozia.
La cultura celtica veniva trasmessa a voce; la storia e gli avvenimenti non erano scritti ma ricordati sotto forma di versi. La cultura d’istruzione dei Celti comprendeva sia la religione che la geografia, sia la filosofia che l’astronomia. I loro oratori erano famosi in tutta l’Europa e servirono anche da insegnanti per i figli dei Romani.

La società celtica era molto egualitaria, anche le donne partecipavano nelle guerre, nel commercio e nella politica. I tagliapietre e gli orefici celtici non avevano rivali e l’arte celtica è ormai riconosciuta dappertutto per la sua originalità e per la sua qualità straordinaria. La mancanza d’unità al centro della loro comunità causò la caduta dei Celti, quando la macchina della guerra cominciò ad invadere il loro territorio.

La Gallia cadde, seguita subito dalle isole britanniche. In Scozia, però, i Pitti (un popolo celtizzato, ma di origine autoctona e pre-indoeuropea) resistettero ai Romani e la Scozia rimase libera. I Romani non conquistarono i Celti irlandesi e da questa terra arrivarono i Gaelici in Scozia. I Bretoni giunsero in Armorica (detta Bretagna in seguito alla loro penetrazione) dalla Cornovaglia, a seguito delle pressioni degli Anglosassoni. Tanto gli spostamenti degli Scoti irlandesi verso la Caledonia (poi detta Scozia) e dei Bretoni verso l’Armorica avvennero tra il 500 e il 600 d.C. (VI sec.).