Il Calendario celtico, significato e etimologia dei termini impiegati.
Il Calendario celtico di Coligny è uno dei primi e più significativi esemplari di calendario lunisolare, scoperto nel 1897 a Coligny, in Francia. Risalente al I secolo d.C., il calendario riflette la concezione del tempo degli antichi Celti. Il calendario è composto da 62 lastre di bronzo incise, organizzate in colonne mensili, e include annotazioni relative a festività sacre, cicli lunari e annuali. I termini e le parole impiegate nel calendario sono espressioni della lingua gallica, una lingua celtica antica. La comprensione dell'etimologia di questi termini offre uno sguardo affascinante sulla cosmologia, la concezione del tempo e le pratiche religiose della civiltà celtica.
Fausto, favorevole.
L’attributo matu- è riservato ai mesi di 30 giorni, normalmente sotto l’abbreviazione mat o m, e si oppone all’attributo anm[atu-] tipico dei mesi di 29 giorni. Eccezione a questa regola il mese di Equos che pur avendo 30 giorni è classificato Anm[atu-].
Nel celtibero troviamo il termine matuś che potrebbe significare “buono, favorevole”, interpretazione rafforzata dall’irlandese arcaico maith “buono, eccellente, vantaggioso, fausto”, dal gallese mad “fortunato, di buon augurio” e dal bretone arcaico mat “buono”.
Anche il latino mātūrus “favorevole, che si produce nel momento giusto” evidenzia il prefisso mat-.
Altre conferme derivano dagli antroponimi (i nomi delle persone) gallici che dovrebbero confermarne l’interpretazione, il nome celtico Matu-genos ad esempio significherebbe infatti “fortunato, nato sotto una buona stella”.
Infausto, sfavorevole, incompleto.
Anm[atu-] è l’attributo dei mesi di 29 giorni. An rappresenta il prefisso negativo del termine matu-, ne ribalta perciò i significati. Evidentemente i mesi di 29 giorni erano visti come mesi incompleti e per questo poco propizi.
Ritorno ciclico, rinnovamento.
Troviamo questo termine all’inizio di ogni seconda quindicina di giorni di ogni mese del calendario di Coligny. Esso è composto dal termine noux preceduto dal prefisso ate- il cui significato è ben conosciuto in quanto attestato in altri testi gallici e indica la ripetizione di qualcosa.
L’interpretazione del termine noux invece si è evoluta con i progressi della linguistica gallica, inizialmente era stato associato allindoeuropeo nokt- “notte”, ipotesi che si è poi rivelata sbagliata in quanto questa radice non accetta mai il dittongo -ou- che invece riscontriamo nel termine noux ed inoltre nel calendario “notte” è tradotto con il termine -nox nella parola trinox- relativa alla festa di Samain.
È invece più probabile che noux derivi dall’indoeuropeo neuk- “oscurità” il che darebbe unito al prefisso ate- il significato “di nuovo l’oscurità, ritorno al periodo scuro”, già più coerente con la struttura del calendario (atenoux coincide con la luna nuova) e l’approccio druidico al tempo.
L’ipotesi è confermata dalla comparazione con l’irlandese arcaico athnughud “rinnovamento”, con l’irlandese moderno athnuaigh “rinnovare” e athnuachan “rinnovamento”, basati sulla radice indoeuropea neu- “nuovo”.
Altra interpretazione, sempre nella stessa direzione, è quella che vede atenoux composto da ate- en oux (o oups-) da tradursi in “di nuovo in ascesa”, cioè come segnale di lettura posto sul calendario di Coligny ad indicare il ciclico inizio della fase montante della luna.
Mese dell’incontro con gli Avi.
È il nome abbreviato del primo mese del calendario di Coligny, il termine originale samonios o samonos o anche samonis lo troviamo in altre forme abbreviate: samo-, sam- e samoni al genitivo.
Il termine sembrerebbe contenere la particella samo- che sia nelle lingue galliche che nell’indoeuropeo significa “estate” ed essendo posizionato esattamente a 6 mesi di distanza dal mese di Giamoni(o)s, il cui significato è attestato come “Fine dell’inverno”, la traduzione che sembrerebbe essere più probabile è “Fine dell’estate”.
Nonostante queste apparenti evidenze è forse più verosimile che Samonios abbia anche altri significati, lasciando al mese di Edrini il compito di chiudere ufficialmente la bella stagione, anche in accordo con i tempi agricoli.
Secondo alcune ipotesi sempre più accreditate tra gli studiosi il termine irlandese Samain così come il gallico Samoni(o)s, pur contenendo il prefisso samo-, avrebbe poca attinenza con l’estate, anzi alcuni ritengono che potrebbe addirittura fare riferimento al solstizio invernale anche se tale ipotesi è poco accreditata. In effetti è verosimile che il significato di samonios sia prossimo a quello di “assemblea, riunione”, da cui l’antico irlandese samain (termine che deriva da essaim e che indica le api), anche in sanscrito sàmanam significa “assemblea, riunione, festa”, nell’antico norreno saman significa “insieme, gruppo”, infine la radice indoeuropea sem-, som-, sm- significa proprio “insieme”.
Dal gallico samoni(o)s deriva indubbiamente il nome della festa panceltica di Samain, dedicata ai morti. Infatti troviamo sul calendario di Coligny in coincidenza con il 17° giorno di Samonios l’indicazione trinox samo[ sindiv (trinoxtion Samoni sindiu) “da oggi la festa delle tre notti di Samonios”.
La festa è ancora celebrata oggi sotto altri nomi e secondo il folklore moderno durante questo periodo le entità soprannaturali e gli spiriti degli Avi e dei morti in generale entrano in contatto con i viventi.
Ricollegando perciò la festa di Trinoxtion Samoni alla moderna festa irlandese di Samain, passata in tempi più recenti al resto del mondo anglofono come Halloween, e facendo riferimento poi a allocuzioni simili in greco e sanscrito il significato diventa “momento (luogo) di incontro con gli Avi” o “riunione con i Padri” (sm-uid- e sam-vid).
Mese delle fumigazioni.
È la forma abbreviata di dumanios o dumanos o dumanis, secondo mese del calendario celtico, la si trova anche come dumann, dumn ed al genitivo come dumanni, dumani.
È prossima al termine latino fumus, sanscrito dhumah, lituano dumai “fumoso”, greco thumos “anima, cuore” e thumiao “fare fumare”.
La relazione tra “fumo, vapore” e “anima, forza vitale” è insita nel termine e potrebbe indicare la natura sacrificale e senza dubbio rituale di questo mese.
Mese del freddo intenso.
È nome del terzo mese del calendario di Coligny e non ne sono conosciute abbreviazioni. Normalmente il termine riuros viene messo in relazione all’omologo dell’ irlandese arcaico réud “grande freddo”, al gallese rhew “gelo, freddo intenso”, al bretone reo e rev “grande freddo”, tutti termini derivanti dalla comune radice indoeuropea preus-, che ritroviamo anche nel latino pruina “gelata bianca” da cui l’italiano brina, nel germanico friosan “gelare” e nel sanscrito prusva “gelata”. Qualche studioso lo fa derivare da ro-iuos che significa “grande festa”, ma è una traduzione che contrasta troppo fortemente con l’interpretazione più comune.
Mese del riposo.
È la forma abbreviata del termine [a]nagtio- che troviamo sul calendario di Coligny e il cui nominativo dovrebbe essere anagantios, benché di questa parola potrebbero essere possibili altre versioni. La particella an- iniziale è senza dubbio privativa e il tema -agantio- sembra essere una forma participiale della radice ag- “condurre, andare, portare”, nell’irlandese antico troviamo infatti ag- con il medesimo significato, nel gallese agit “essi vanno”, nel latino ago, etc.
Perciò Anagan indicherebbe un periodo nel quale non si viaggia o forse vige il divieto di viaggiare, cioè in cui si resta e, probabilmente, si riposa. Il periodo dell’anno al quale fa riferimento, la fine dell’inverno, indica un momento in cui le provviste sono quasi terminate, la selvaggina scarseggia e la natura non si è ancora risvegliata, indicato perciò a preservare le energie.
Mese del freddo.
Abbreviazione, anche nella forma ogronn, del nominativo ogronnios o ogronnos. È attestata anche una forma ogronu, che potrebbe essere però un errore di compilazione da parte degli autori del calendario di Coligny.
Il significato del termine sembra piuttosto chiaro e deriva dal celtico insulare ougro- che significa “freddo”. Lo stesso significato lo troviamo nel termine arcaico irlandese ùar e òcht e nel gallese oer.
Ogron è perciò un mese moderatamente freddo in rapporto a Riuros, mese del “grande freddo”.
Mese delle Invocazioni.
Lo troviamo al nominativo come gutios, cut- e al genitivo cutio, qutio, quti. Da notare l’alternanza della “c/q” con la “g”, già presente anche nel termine indicante il mese di cantlos/gantlos, con una netta predominanza della “c/q”.
Cutios/Gutios è prossimo al termine dell’irlandese arcaico guth “voce” e al gallico gutuater “invocatore”. Il significato della parola sarebbe dunque: “mese delle invocazioni”.
Fine dell’inverno.
Abbreviazione di giamonios o giamonis dall’etimologia molto chiara in quanto la parola contiene direttamente il termine gallico che indica l’inverno giamo-. Potrebbe in tal senso indicare l’inizio o la fine dell’inverno, ma il nome del mese successivo simiuisonna contenente il termine celtico per la primavera non lascia dubbi sulla seconda ipotesi. Fine dell’inverno.
Metà primavera.
Anche questa è una forma abbreviata e nel calendario di Coligny la troviamo anche trascritta in semiuiso-, simiuiso-, -sonna- ecc. Il nominativo è simiuisonna e con tutta probabilità è un parola composta dal prefisso simi- o semi- “mezzo”, da cui il latino semi, il greco hemi-, il sanscrito sami- e il termine uisonna- che indica anche nell’indoeuropeo arcaico la primavera e che diventa in gallese arcaico guiannuin, nel cornico arcaico guaintoin, da cui uesnteino, in latino uer, in greco éar, in sanscrito vasantà- ecc. Ossia, traducendo letteralmente: metà della primavera.
Un’altra ipotesi vede nel termine sonna- il nome del sole e lo equipara a sonno-cingos “corso del sole”, ma in questo caso non viene preso in considerazione il prefisso simi- per cui l’interpretazione non è accettabile.
Mese dei Cavalli.
Il nome di questo mese rappresenta un piccolo enigma, se sembra evidente che faccia riferimento ai cavalli avendo come omologo il termine greco indicante questi animali, con la trasformazione labio-velare della sequenza k + u in p, non si comprende allora perché ovunque altrove i celti indicassero i cavalli con la radice epo-!
Si suppone perciò che il termine equos sia un arcaismo la cui conservazione sia giustificata all’interno di un documento istituzionale quale il calendario druidico oppure che il termine sia derivato direttamente dal latino all’epoca della trascrizione dalle fonti orali del calendario stesso (I sec. d. C.).
Mese del Cervo.
Decimo mese del calendario di Coligny, lo troviamo abbreviato anche in elemb.
Il termine contiene in maniera molto evidente la parola indoeuropea che indica il cervo elem-(bhos), affine al greco élaphos (elnbhos) “cervo”, al gallese elain (elani), all’irlandese arcaico elit (elnti) “capriolo, cervo”, ecc.
L’elembiu celtico ha forti corrispondenze con il nono mese del calendario greco-attico durante il quale si celebravano feste dedicate alla dea della caccia Artemide.
Fine dell’Estate.
Trascritto anche come aedrini-, probabilmente un arcaismo del periodo nel quale il dittongo ai non si era ancora contratto in ē, analogamente al caso di equos con la sua labio-velare inattesa.
Il significato è ancora sconosciuto, ma alcune ipotesi vedono in edrini- la radice aidh- che significa “ardore, fuoco” da cui poi il termine latino aestas da cui è derivata la nostra parola “estate”.
In tal caso potrebbe significare l’inizio o il termine dell’estate, e vista la posizione del mese nel calendario si dovrebbe interpretare come “Fine dell’estate”.
Se si considera il significato della radice aidh- possiamo interpretare il termine come “Fine del periodo dell’ardore” nel senso in cui in questo periodo dell’anno cessavano le guerre, come è poi attestato anche storicamente. Quest’ultima ipotesi è però meno consistente della prima, da preferirsi.
Tempo dei canti rituali.
Il significato del termine Cantlos, con la variante Gantlos così come per il mese Cutios/Gutios, probabilmente è simile a quello dell’irlandese arcaico cétal “canto, recitazione”, del gallese cathl “canto, poema, inno”, del bretone quentel “canto liturgico”, tutti contenenti la radice indoeuropea kan- “cantare”, da cui il latino canō, ecc.
Cantlos è dunque il mese del canto rituale.
Autore Galad 'r Noz
Pubblicato il 29/09/2005
Fonti: Xavier DELAMARRE, Dictionnaire de la Langue Gauloise, edizioni Errance, ISBN 2-87772-198-1
P. LAMBERT, La Langue Gauloise, edizioni Errance, ISBN 2-87772-089-6
R. GRAY e Q. ATKINSONS, Language-tree divergence times support the Anatolian theory of Indo-European origin, in Nature del 27 novembre 2003.